Descrizione
Cappello: diametro 8 - 10 mm, con umbone
poco pronunciato, sericeo, biancastro con disco
ocraceo leggermente verrucoso; margine distintamente
eccedente.
Gambo: 1,5 x 50 mm, grossolanamente
fibrilloso-zebrato con tenui tonalità rosato-lilacine
all'apice, per il resto biancastro, non bulboso.
Lamelle: chiare grigio-biancastre
a lungo.
Carne: con tonalità rosa
nel gambo fino verso la base (a circa 3/4 in basso)
Odore: erbaceo, spermatico.
Habitat: Quercus tamasinii, alcuni castagni, carpino
nero, orniello, pioppo.
Spore: (9, 5) 10-10,5 x 5,5-6 (6,5)
µm, lisce, molto regolari ad apice da conico
a sub-conico distintamente papillate.
Cistidi imeniali: (50) 60-70 (75)
x 16-18 (20) µm, raramente ventricosi la maggior
parte sono subfusiformi sinuosi a parete sottile
1 µm, da debolmente a normalmente mucronati;
reazione NH3 negativa.
Caulocistidi: assenti, presenti
invece peli cilindrici caulocistidiali.
Osservazioni. Durante lo studio
di questa raccolta, sicuramente assai interessante,
ci siamo imbattuti nei due disegni che STANGL ha
eseguito (1991) sulla base delle sue raccolte di
I. phaeodisca var. geophylloides
Kühner e di I. huijsmanii Kuyper.
E’ noto come l’autore bavarese intendesse
fornire solo la silhouette, i colori tipici e pochi
altri caratteri caratteristici delle varie specie
riprodotte; ma l’assoluta identità
degli schizzi riferiti alle due specie menzionate
è una circostanza che ci ha lasciato non
poco perplessi e desiderosi di approfondire l’argomento.
Abbiamo così voluto confrontare tra loro
i caratteri basilari delle due specie (vedi
tabella allegata) ed effettivamente, bisogna
ammettere che gli elementi di discriminazione sono
molto deboli; molti altri sono invece comuni e per
questo motivo li trascuriamo, volutamente, dal confronto.
Come si può verificare, alcuni dei presunti
caratteri di separazione, sono molto vaghi. A rendere
ancora più problematica la questione, interviene
un equivoco generato dagli schizzi microscopici
di KUYPER (1986) dove le spore di I. huijsmanii
sono disegnate con apice arrotondato o appena ogivale
(a fronte della definizione di “apice subconico”,
in misura inferiore “papillato”), mente
quello di I. phaeodisca var. geophylloides
dimostra un apice sporale ben più appuntito
(a fronte della definizione di “apice conico”).
Una conferma di questa contraddizione ci viene fornita
dalle tavole di Stangl, e lo stesso KÜHNER
(1955) disegna il profilo sporale delle spore della
sua var. geophylloides con un apice papillato,
ancorché meno distintamente dei due esempi
appena citati.
D’altro canto non ci si può di certo
basare sul colore della sommità del gambo,
rosa-lilla da una parte e solo vagamente rossiccio
dall’altra; né tanto meno sulla parete
dei cistidi (comunque fusoidi), in ambedue i casi
sottile, ma più sottile di mezzo micron (!)
in una specie rispetto all’altra. Gli altri
caratteri differenzianti sono ancora meno efficaci
(per tutti, si vedano gli schizzi microscopici dei
cistidi).
Per fortuna ci viene in soccorso l’affermazione
di Kuyper che definisce I. huijsmanii come
una forma chiara di I. griseolilacina J.E.
Lange. La qual cosa non si può, evidentemente,
dire della nostra raccolta. Di converso, abbiamo
un’analoga affermazione di Kühner, che
definisce I. phaeodisca var. geophylloides
come una forma esile e pallida di I. phaeodisca,
simile ad una piccola I. geophylla con
gambo non pruinoso e carne rossastra nella confluenza
cappello/gambo. Ed in effetti la nostra raccolta
poteva evocare, sul terreno, una normale I.
geophylla con colorazione rosata nella carne
del gambo. Probabilmente le due specie sono diverse,
ma gli autori (due grandi del genere Inocybe,
ricordiamolo!) le hanno, sfortunatamente, “ritagliate”
in modo tale da non rendere agevole la loro distinzione.
Concludendo, riteniamo che la raccolta di Muggia
qui descritta possa e debba essere attribuita a
I. phaeodisca var. geophylloides
in funzione del profilo sporale, sempre costantemente
papillato, così come in tutti gli autori
citati; e anche in virtù del margine pileico
eccedente, carattere descritto in modo inequivocabile
da Kuyper.
Altri autori hanno posto l’accento sulla stretta
analogia delle due specie qui confrontate: LONATI
(1996), NIELSEN (1997), MARCHETTI E FRANCHI (2005)
e a tal riguardo riteniamo che sia lecito nutrire
qualche dubbio su I. huijsmanii ss. Lonati
e ss. Marchetti & Franchi, che a nostro modesto
giudizio, per l’apice sporale, che i francesi
chiamerebbero “étiré”
o “en pépin” , potrebbero anche
essere riconosciute come due raccolte di I.
phaeodisca var. geophylloides.
Bibliografia
KüHNER R. – 1955: Compléments
a la Flore Analytique, V) Inocybes léiosporés
cystidiés: Espéces nouvelles ou critiques.
Bull. Soc. Nat. Oyonnax n. 9.
KUYPER T.W.- 1986: A revision of the genus Inocybe
in Europe. I. Subgenus Inosperma and the smoot spored
species of subgenus Inocybe. Persoonia 3 (suppl.).
Lonati G.- 1996: Funghi rari o poco conosciuti.
Inocybe huijsmanii Kuyper – Inocybe tjallingiorum
Kuyper. Boll. AMER 37(1): 32-36
MARCHETTI M. E P. FRANCHI – 2005: Studi
sul genere Inocybe II – Le raccolte di Vinchiaturo
(CB). Pagine di Micologia 23: 57 e 79-80
NIELSEN K. B. 1997: Nye danske traevlhatte.
Svampe 36
STANGL J. 1991: Guida alla determinazione dei
funghi. Vol. III: Inocybe. Trento
Descrizione e osservazioni: Andrea Aiardi e Enrico
Bizio
Foto e tavola : Andrea Aiardi