Descrizione
Cappello: diametro fino a 30 mm, convesso,
poi spianato e largamente umbonato all’interno
di una larga depressione; cuticola fibrillosa con
piccole squame bruno-ruggine su sfondo nocciola-beige;
presenza di velo grigio a lungo permanente al disco.
Lamelle annesse, mediamente fitte
e larghe, a lungo di colore chiaro, poi bruno-rugginose.
Gambo 20-35 x 2-3,5 mm, rosso-carnicino,
striato, completamente pruinoso, con piccolo bulbo
da sub-marginato a marginato.
Carne rosa nel gambo; odore nettamente
spermatico.
Spore 8.5-10 (11) x 4-6 µm, da entolomoidi a
bassamente gibbose.
Cistidi imeniali: 55-70 x 12-16 (18)
µm, subfusiformi, con muricazione sottile, a
volta solo con microcristalli, parete spessa al colletto
fino 2.5-3 µm, giallina in ammoniaca.
Caulocistidi:simili ai cistidi imeniali
ma più difformi, distribuiti lungo tutto il
gambo, anche se non numerosissimi; contemporanea presenza
di lunghi peli cistidiali settati, cilindrici.
Habitat: 10-12 esemplari nel muschio
in un bosco di quercia, al bordo di un sentiero.
Osservazioni – Piccola Oblectabiles
da relazionare a I. calida Vel. e a I.
brunneorufa Stangl & Veselsky. C’è
una certa confusione sulla delimitazione di queste
due specie, evidentemente affini.
Nelle note introduttive di STANGL (1991), si afferma
che la I. calida di Velenovsky ha
gambo bianco candido e senza bulbo, mentre Stangl
stesso descrive e raffigura un fungo, chiamato fino
ad allora I. brunneorufa, con evidente
gambo di color rosso-brunastro ed altrettanto evidente
bulbo marginato, sebbene piccolo. Da cosa deriva
dunque questa disputa? Deriva dal fatto che KUYPER
(1985), in seguito alla revisione delle specie descritte
da Velenovsky, sulla base dei soli caratteri microscopici
e pur ammettendo “qualche discrepanza”
tra le due, ha stabilito la sinonimia delle due
specie e la conseguente priorità di I.
calida su I. brunneorufa.
Per esperienza personale, possiamo dire di aver
trovato più volte la vera I. brunneorufa,
in una pecceta alpina artificiale, oggi soppressa:
in essa è stupefacente la tinta verde-azzurrina
della carne del bulbo alla sezione, citata anche
da Stangl, se confrontata con la tinta rosata della
carne del gambo.
La raccolta triestina, invece, per il cappello feltrato,
color nocciola, per il velo grigio, per il gambo
striato a lungo bianco, poi rosato-carnicino a partire
dalla base, per il bulbo spesso submarginato, in
qualche modo deve essere vista, almeno macroscopicamente,
come forma intermedia tra le due specie cui ci siamo
riferiti. Il quadro microscopico è forse
ancor più interessante, perché presenta
spore decisamente più piccole di quanto riportato
in letteratura per le altre due specie citate, pur
mantenendone la forma; inoltre anche la “sabbiatura”
dell’apice dei cistidi riveste una curiosità
inedita per il gruppo di I. calida-brunneorufa.
Non siamo soliti dare pareri definitivi sulla scorta
di una sola raccolta, ma pur tuttavia consideriamo
di comodo la sua attribuzione come specie affine
a I. brunneorufa; infatti pensiamo che
successive raccolte, se conterranno stabilmente
gli stessi caratteri, potrebbero senz’altro
indurci a ritenere la specie di Monte Valerio come
entità a sé stante.
Bibliografia
KUYPER T.W. 1985: Studíes in Inocybe
I. Revision of the taxa of Inocybe described by
Velenovsky. Persoonia vol. 12 (4):375-400
STANGL J. 1991: Guida alla determinazione dei
funghi. Vol. III: Inocybe. Trento.
Descrizione e osservazioni: Andrea Aiardi e Enrico
Bizio
Foto: Andrea Aiardi
Tavola: Enrico Bizio