Andrea
Loss
A
tutti noi è successo, prima o poi, di fare una passeggiata
o di andare in cerca di funghi sul Carso, dalla parte italiana o
in territorio sloveno. Quanti si sono tuttavia
soffermati, oltre che ad ammirare il paesaggio, a domandarsi com’esso
si è formato, e
quali e quanti sono i formidabili strumenti, meravigliosi nella
loro semplicità, che la
natura ha impiegato per caratterizzare queste terre? Probabilmente
poche persone, e
non per disinteresse, ma, purtroppo, per abitudine di vita, questa
infatti ci abitua a guardare, ma il significato di questa attività,
cioè l’osservare, ci è sconosciuto.
Tutti
noi, avvicinandoci alla natura ci siamo, invece, addestrati a vedere
ciò che abbiamo davanti, iniziando a pensare in termini di
habitat e nicchie ecologiche, comprendendo, seppure a grandi linee,
i rapporti intercorrenti tra le varie specie osservabili, senza
negare il singolo esemplare, ma inquadrandolo in un tutto più
grande. Ciò che io ora mi propongo di fare è allargare
ancora un po’ questa inquadratura, fino a comprendere il terreno
sotto i piedi, spiegando la sua origine e la sua evoluzione, per
permettere a tutti di apprezzare appieno le meravigliose bellezze
della pietra, diverse, ma non per questo meno affascinanti delle
bellezze che siamo soliti apprezzare.
Partendo dall’inizio vediamo innanzitutto di stabilire da
dove proviene e cosa significa la parola “carsismo”.
Questo termine deriva dalla parola slovena “Kars”, indicante
il paesaggio delle nostre regioni, con il significato di “roccia
nuda”. Il panorama che noi oggi possiamo vedere sul Carso,
infatti, si è evoluto solo negli ultimi anni; comunque basta
visionare qualche foto della prima Guerra Mondiale, per avere un’idea
di che cosa significasse il termine “Kars”: un paesaggio
nudo, spoglio, aspro e quasi lunare.
Il paesaggio ha quindi come elemento principale la roccia che affiora
dal terreno senza copertura o quasi, ma che tipo di roccia è?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo risalire nel tempo fino
a 100 milioni di anni fa, quando le nostre zone erano in una situazione
simile a quella che si vede sulle cartoline dei tropici: temperatura
medio alta, mare basso, e sbocchi fluviali, a mare, assenti; particolare
questo che garantiva acque limpide. In queste condizioni, come è
osservabile ancor oggi, si sviluppa quella meravigliosa struttura
che è la barriera corallina, formata dagli scheletri dei
coralli, a base prevalentemente calcarea, che accrescendosi su precedenti
formazioni coralline formano spessori notevoli. Questa situazione
si è mantenuta, alternandosi a periodi di emersione, per
circa 40 milioni di anni, va da sè quindi che gli
|