A.M.B. ASSOCIAZIONE MICOLOGICA BRESADOLA. GRUPPO DI MUGGIA E DEL CARSO           
senza del rettile su alberi e arbusti, in quanto non in grado di arrampicare, segnaliamo il caso di un testimone rimasto vittima del morso di una vipera, presente su un cespuglio di more, in quel di Lignano. Essendo la vipera un rettile ovoviviparo
le uova vengono covate nel corpo della madre ed i piccoli rettili che nascono sono
già autosufficienti e le loro ghiandole già provviste di veleno, ed è evidente che esista
il pericolo per la madre di essere morsicata. Questo è il motivo per cui nel periodo del parto deve cercarsi una posizione sollevata da terra per sgravarsi dei piccoli in tutta sicurezza. La vipera si risveglia dal letargo con il calore primaverile e, per ricuperare le energie perdute, inizia a cacciare roditori, lucertole, raganelle e quant’altro riesce a catturare. Quando avverte il pericolo, essa assume un atteggiamento minaccioso, si erge, si gonfia e, se non trova la via di fuga, si attorciglia su se stessa e attacca il malcapitato. Perciò, se nel corso delle nostre escursioni nel bosco o lungo i sentieri la incontriamo, teniamo presente che la vipera non morde per uccidere, ma per difendersi; siamo noi che dobbiamo prestare la dovuta attenzione per accertarne l’eventuale presenza.
         Dobbiamo adottare per la circostanza delle semplici cautele per proteggere mani e piedi. E’opportuno innanzitutto far sentire la nostra presenza esplorando i siti con un bastone e, solo successivamente, raccogliere funghi, frutti di bosco, smuovere sassi, appoggiarci ai muretti, sedercisi sopra e via dicendo.
         Così com’è opportuno proteggere piedi e polpacci, utilizzando adeguate calzature alte e robuste. Nell’ipotesi di subire un morso di vipera è necessario mantenere la calma per non accelerare il flusso sanguigno, fasciare l’arto interessato con una benda elastica, una cintura, o con i lembi di un indumento, e ricorrere a un presidio ospedaliero per le cure del caso. Le cose da non fare sono invece le seguenti: incidere con una lama la ferita, stringere troppo l’arto colpito, disinfettare la ferita, ingerire bevande alcoliche e utilizzare il siero antivipera. Sarebbe importante riferire al personale medico ospedaliero la specie del rettile responsabile del morso. Da qui la necessità di descrivere la vipera più comune presente sul Carso: l’ammodytes, meglio conosciuta come vipera dal corno. Essa si distingue dalle altre specie soprattutto per la presenza sulla parte apicale del muso di una protuberanza o cornetto; ha la testa triangolare ricoperta da squame uniformi e piccole. Il corpo è tozzo, la coda è breve e sulla parte dorsale può assumere una colorazione di fondo che varia dal grigio, al giallastro, al bruno, al rossastro, su cui spicca una striscia scura a zig zag. Sotto gli occhi e le narici è visibile una chiazzatura nera, la coda è giallastra o arancione e come tutte le congeneri, ha la pupilla verticale. La lunghezza può variare dai sessanta ai novanta centimetri, e si suppone che viva al massimo una ventina d’anni. In Italia è presente nel Friuli Venezia Giulia e nel Trentino Alto Adige, ma è soprattutto sull’altopiano carsico che trova il suo habitat più congeniale per le caratteristiche ottimali dell’ambiente che predilige.
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