Psathyrella microrhiza (Lasch.: Fr.) Konrad & Maubl., Encyclop. Mycol. 14: 123 (1949) [1948] forma pumila K. v. Waveren. 1985.
Sinonimi di Psarhyrella microrhiza:
Agaricus microrhizus Lasch, Linnaea 3: 426 (1828)
Agaricus semivestitus Berk. & Broome, Ann. Mag. nat. Hist., Ser. 3 7: 376 (1861)
Drosophila microrhiza (Lasch) Quél., Enchir. fung. (Paris): 118 (1886)
Drosophila microrhiza (Lasch) Quél., Enchir. fung. (Paris): 118 (1896) f. microrhiza
Drosophila microrhiza f. pseudobifrons Romagn., Annls Univ. Lyon, Ser. 2 6: 130 (1949)
Drosophila semivestita (Berk. & Broome) Quél., Fl. mycol. France (Paris): 62 (1888)
Pilosace microrhizus (Lasch) Kuntze, Revis. gen. pl. (Leipzig) 3(2): 504 (1898)
Pilosace semivestitus (Berk. & Broome) Kuntze, Revis. gen. pl. (Leipzig) 3(2): 504 (1898)
Psathyra microrhiza (Lasch) P. Kumm., Führ. Pilzk. (Zerbst): 70 (1871)
Psathyra semivestita (Berk. & Broome) Sacc., Syll. fung. (Abellini) 5: 1071 (1887)
Psathyra semivestita (Berk. & Broome) Sacc., Syll. fung. (Abellini) 5: 1071 (1887) var. semivestita
Psathyrella microrhiza (Lasch) Konrad & Maubl., Encyclop. Mycol. 14: 123 (1949) [1948] f. microrhiza
Psathyrella microrhiza f. pumila Kits van Wav., Persoonia, Suppl. 2: 281 (1985)
Psathyrella semivestita (Berk. & Broome) A.H. Sm., Contr. Univ. Mich. Herb.: 57 (1941)
Psathyrella semivestita (Berk. & Broome) A.H. Sm., Contr. Univ. Mich. Herb.: 57 (1941) var. semivestita
Psathyrella squamifera P. Karst., Meddn Soc. Fauna Flora fenn. 10: 60 (1883).
DATI DELLA RACCOLTA.
I reperti sono stati rintracciati in novembre 2017 in zona Ceppo (TE), durante una escursione con l’associazione micologica “T. Cicconofri”, sotto la sapiente guida dell’esperto micologo e profondo conoscitore dei luoghi, Bruno de Ruvo. Il gruppetto, costituito da diversi esemplari, formava un ciuffetto unito per i gambi fascicolati, collegati da un notevole intreccio di rizomorfe che univano il tutto a piccoli pezzetti di tronco di probabile Abies cephalonica, con presenza anche di Fagus sylvatica. Purtroppo non sono stati rilevati al momento le dimensioni dei reperti che avevano un cappello campanulato simile a Mycena e dei cerchi concentrici sul medesimo a simulare una differenza di imbibizione nei tessuti; la sporata era decisamente scura, per cui è stata scartata l’ipotesi di Mycena sp. con eventuale sospetto su Panaeolus o Generi vicini ad esso.
DATI MICROMORFOLOGICI.
Spore: sono state effettuate tre misurazioni con il sistema Piximètre che hanno prodotto i seguenti risultati; PRIMA MISUR. (10.34) 10.87 - 12.89 (13.31) × (4.54) 5.51 - 6.61 (7.11) µm; Q = (1.62) 1.68 - 2.28 (2.56) ; N = 9; Me = 11.75 × 6.05 µm ; Qe = 1.97. SECONDA MISUR. (9.49) 10.36 - 12.33 (12.73) × (4.80) 5.40 - 6.42 (6.63) µm; Q = (1.59) 1.77 - 2.21 (2.38) ; N = 22; Me = 11.48 × 5.91 µm ; Qe = 1.95. TERZA MISUR. (10.47) 10.59 - 11.70 (11.98) × (5.42) 5.66 - 6.51 (6.60) µm; Q = (1.71) 1.78 - 2.05 (2.07) ; N = 10; Me = 11.26 × 6.01 µm ; Qe = 1.88. ellissoidali, appiattite sul lato ventrale, con evidente poro germinativo centrale o leggermente disassato, apiculo impercettibile; marrone scuro, opache.
Basidi: tetrasporici, da 20 a 40 µm.
Pleurocistidi: 28-80 µm., non molto numerosi, da lageniformi a slanciati e allora con penduncolo, ma anche più tozzi, nel primo caso ad apice alquanto acuto, nel secondo piuttosto ottuso, subcapitato, incolori a parete sottile.
Cellule marginali: cheilocistidi da 15 a 25/30 µm. di aspetto simile ai pleuro, ma abbondanti e spesso frammisti a numerosissime cellule sferopenduncolate a parete spessa e di diametro fino a 15/20 µm. di diametro.
Cuticola: strato superficiale (suprapellis) simile ad imeniderma con cellule piriformi, globose e porzioni inferiori (subpellis) costituiti da diversi strati di cellule globose ialine a parete sottile fino a 30/40 µm. di diametro.
Caulocute: costituita da fasci di ife parallele, settate, con presenza di numerosissimi caulocistidi di forme varie (utriformi, lageniformi, clavati….), accompagnati da cellule globose e da peli settati nella parte basale del gambo.
DATI NOMENCLATURALI E DETERMINATIVI.
Il possesso di chiavi di sicura affidabilità come quella di Kits van Waveren, di L. Orstadius, di A. Melzer e di F. Fouchier e la possibilità attuale di effettuare una buona ricerca microscopica, danno una certa sicurezza riguardo al risultato, pur consci di trovarsi di fronte ad un Genere alquanto ostico da interpretare cui è sempre bene approcciarsi con le dovute cautele riguardo alla determinazione. La sistematica di A. Melzer, la più intuitiva, mi ha portato presto a concludere che si trattasse di Psathyrella pseudogracilis (Romagn.) M. Moser per il gambo ornato di rizomorfe, la dimensione e forma sporale (di cui alcune molto grandi come riferisce l’autore tedesco) la forma di alcuni dei pleurocistidi, dei cheilo e relative cellule globose. Vero che, attorno ad essa, ruota una serie di specie piuttosto simili (melanophylloides, gracilis e le sue svariate forme…ecc..) ma essa ha un carattere che la distingue da queste nei pleurocistidi, che, come afferma K. v. Waveren, sono utriformi!!! Questa affermazione mi ha reso scettico riguardo alla precedente interpretazione ed ho cercato conforto nelle altre chiavi che ho nominato. Orstadius avverte della sua somiglianza con P. corrugis e conferma una presenza piuttosto scarsa di pleurocisitdi, più spesso utriformi che non lageniformi (e sappiamo quanto il pleurocistidiogramma abbia un valore molto importante nel Genere), accenna appena alle cellule del velo che dice arrivino anche a 120 µm, per il resto la descrizione potrebbe tranquillamente coincidere con i nostri reperti. F. Fouchier toglie ogni dubbio perché già all’inizio, dopo aver inquadrato il SottoGenere Psathyrella e la Sezione Psathyrella, ci porta alla specie pseudogracilis iniziando la sua descrizione con : “…pleurocistidi utriformi…”…a questo punto la mia “arte” si arresta, in un impasse, dato che i pleuro da me rilevati sono invece di aspetto vario e certamente non utriformi….per cui, non potendo ulteriormente riuscire ad analizzare e approfondire la questione interpretativa, non mi restava che inviare all’esame molecolare il reperto.. Un vero peccato non aver insistito e tenacemente continuato a leggere le complete descrizioni delle altre specie vicine nell’ambito della Sezione…perché poi sarà l’analisi molecolare di Pablo Alvarado a dirmi che ero stato precipitoso o figlio della fretta: la specie è riconducibile al 99% secondo i dati delle sequenze ITS, alla specie microrhiza che ha difatti: “..pleurocistidi non troppo numerosi!! Versiformi!! Ad apice ottuso e subottuso, alcuni lunghi e flessuosi e allora ad apice più acuto e con peduncolo!!! I cheilo sono molto più frequenti che non le cellule sferopeduncolate che li circondano!!...” che altro non è se non la pura e semplice descrizione dei nostri rilievi microscopici; la soddisfazione, se così vogliamo chiamarla, è che la Psathyrella microrhiza, nell’albero dei cladi esaminati è “appena a due passi” dalla mia pseudogracilis, al punto che anche Pablo mi comunica che:
“..14655 (la mia pseudogracilis) is nested with other sequences of P. microrhiza,
but I recently heard that the concept of this taxon is not accepted by
all mycologists, so maybe the epitype selected by Örstadius et al.
2015 does not represent the original concept of P. microrhiza. In this
case, this species would be something else.
2018-890-ALV14655 Psathyrella pseudogracilis --> ok, 99% Psathyrella
sp. (HQ604760), P. microrhiza (DQ389684).
Il bravo Pablo mi fa, altresì, notare che probabilmente il concetto di P. microrhiza andrà rivisto,
dato che l’epitipo depositato da Orstadius per microrhiza non sembrerebbe rappresentare il
concetto riginale di Lasch del 1828…ma finché le cose non saranno modificate questo è lo stato
dell’arte di questa specie.
In verità debbo rilevare che nella descrizione di Fouchier ci sono due dati che non collimano con
i miei reperti: un velo molto sviluppato, una dimensione del cappello piuttosto grande (fino a 50 mm.)
e gli pseudorizoidi alla base del gambo fino a 30 mm. di lunghezza!
Caratteri rispondenti alla specie tipo Psathyrella microrhiza f. microrhiza, mentre la forma pumila
Ha cappello più piccolo fino a 25 mm., un velo meno sviluppato e rizoidi che arrivano al massimo a
12 mm. che sono appunto i caratteri dei miei reperti.
Un caso emblematico, il presente, in cui una maggiore determinazione avrebbe prodotto risultati
uguali, pur riuscendo a fare a meno del valido aiuto relativo ell’esame del DNA, e nel quale la
semplice lettura di un passo della descrizione di K. v. Waveren di microrhiza mi avrebbe illuminato
la via: “…il velo cospicuo sul cappello e la trama marrone delle lamelle sono le due cose per le quali
microrhiza differisce da gracilis…da cui a volte è difficile distinguerla….” E se lo dice lui!!!
Riporto negli allegati parte del grafico relativo trasmessomi da Pablo Alvarado.
SCHEDA COMPILATA MARZO 2018 DA MASSIMO PANCHETTI hombrequecorre@gmail.com 0039.333.605.2610