Dieci anni fa mi sono mangiato delle ovoidee che un mio collega aveva raccolto. Dopo 8-10 ore ho cominciato accusare malesseri che senza salire molto di intensità mi sono durati per vari giorni.
Ero assolutamente sicuro di non aver sbagliato ma quando hai mangiato un amanita bianca ed i disturbi cominciano a venir fuori dopo più di 8 ore non puoi sentirti troppo tranquillo. Alla fine avevo perso 4 chili di peso.
questa non la mangio più
Iniziato da
renato
, feb 08 2003 00:43
2 risposte a questa discussione
#1
Inviato 08 febbraio 2003 - 00:43
Renato Cainelli - A.M.B. Gruppo di Muggia e del Carso
#2
Inviato 08 febbraio 2003 - 00:47
Solo da poco tempo ho letto degli avvelenamenti attribuiti a proxima e anche delle incertezze che permangono nella distinzione tra ovoidea e proxima.
O anche sentito che possà c'entrare la zona di crescita visto che in certe regioni viene consumata con regolarità.
Cosa ne pensate e che notizie avete ?
O anche sentito che possà c'entrare la zona di crescita visto che in certe regioni viene consumata con regolarità.
Cosa ne pensate e che notizie avete ?
Renato Cainelli - A.M.B. Gruppo di Muggia e del Carso
#3
Inviato 08 febbraio 2003 - 01:20
I miei dubbi su Amanita proxima Dumée
Correva l’anno 1992 quando, all’inizio di un autunno piuttosto piovoso, ci accingevamo alla preparazione della mostra micologica.
Vidi gli esemplari di Amanita ovoidea (Bull.) Link, già all’inizio dell’allestimento della mostra, erano dei soggetti che, avrebbe fatto bella figura in qualsiasi mostra fossero stati esposti “anche in una di quadri”, tanto erano maestosi.
Approfittai per prenderne un paio, ancora allo stadio primordiale o quasi, con un coltellino affilato sezionai un’esemplare chiuso, in modo da evidenziarne i particolari e li adagiai in un piatto da esposizione.
A completamento dell’opera, li vicino, ne posizionai alcuni, più sviluppati e con il cappello bene aperto, sistemati, come si fa’ spesso “anche se non andrebbe fatto”, infilandoli della parte basale su alcuni lunghi chiodi sistemati su un vassoio di legno, il tutto ricoperto alla base da abbondante muschio.
Quello che era certo, era che, la specie in questione non lasciava presumere il sospetto possa trattarsi di Amanita proxima Dumée, in quanto gli esemplari erano enormi, la volva bianca o appena un po’ ocra, l’anello effimero o completamente assente.
Particolari in contrasto con le peculiarità di Amanita proxima Dumée, che presenta una volva aranciata, un anello membranoso e una taglia minore.
Orbene, dopo un paio di giorni di mostra, dovetti cambiare gli esemplari “specialmente quelli infilzati”, con quelli che avevo lasciato nelle cassette in un luogo fresco per il solito ricambio “come si usa fare “.
A questo punto mi accinsi all’operazione e notai come i colori delle volve erano cambiati verso tonalità molto vicine a quelle che, solitamente vengono, attribuite ad Amanita proxima Dumée.
Fra me e me pensai che, con quei chiodi infilzati, probabilmente, i funghi si erano deteriorati prematuramente.
Pensiero che si fece convinzione quando, avvicinando la volva al naso sentii un odore “come di formaggio gorgonzola o quasi”, certamente non gradevole.
Il mio stupore aumentò, quando vidi che anche negli esemplari che avevo conservato “quelli della foto”, la volva aveva cambiato di colore però l’odore era molto meno intenso, quasi impercettibile.
Ultimamente, leggendo il BGMB 2000 XLIII - n° 2 Amanita, mi incuriosì l’articolo di Rhodham E. Tulloss - Nota sulla metodologia per lo studio del genere Amanita - pag. 57, punto E.
Il caso di A. aminoaliphatica Filippi, nom, inval.
L’autore fa’ alcune considerazioni molto interessanti per quanto riguarda il cambiamento di colore e la comparsa di odori particolari sulle amanite, causati da invasione di altri funghi. Articolo a cui vi rimando.
A questo punto, c’è da fare qualche considerazione:
I° come mai ricordo così bene il fatto.
E’ presto detto, la diapositiva che state vedendo e che rappresenta i funghi di questa vicenda, è stata per me questione di dubbio per tutti questi anni, ogni volta che l’ho vista sul mio monitor o l’ho proiettata in una serata al gruppo, il dubbio ritornava a farsi forte, è Amanita ovoidea (Bull.) Link, oppure Amanita proxima Dumée? E l’odore, quel odore particolare che ricordavo così bene, era dovuto a qualcosa oppure era l’odore naturale del fungo?
II° Odore.
Io ho sempre riconosciuto Amanita ovoidea (Bull.) Link, dall’odore “ad occhi chiusi”, in quanto quel odore particolare (passatemi l’espressione “di pipì di gatto”) è molto particolare e si riconduce alla nostra specie ed a poche altre per dirne una “A. mellea”, anche se, molti lo riconducono ad un odore di cantina umida o a quello di vecchio cassetto ammuffito, in tutti i casi sicuramente non gradevole.
Continuando con il punto in questione, se l’odore fosse stato di formaggio, me ne sarei accorto e mi sarebbe sorto qualche dubbio già al momento della prima determinazione.
C’è da prendere in considerazione un eventuale cambiamento dell’odore dovuto ad un attacco da parte di qualche ifomicete?
III° Il colore della volva.
Su questo punto non credo ci sia molto da dire, in quanto, se la volva avesse mostrato subito queste colorazioni, il dubbio sarebbe stato ancora maggiore.
C’è da prendere in considerazione un cambiamento del colore della volva dovuto ad un attacco da parte di qualche ifomicete?
IV° l’anello.
Come ben sappiamo, l’anello di Amanita ovoidea (Bull.) Link è talmente fugace da rimanere quasi sempre sul naso di chi si accinge ad annusarla e, nel caso, l’anello era praticamente sparito in tutti gli esemplari adulti, Amanita proxima Dumée, al contrario, ha un anello persistente.
V° la taglia;
se questo può essere un carattere distintivo “anche perché ho raccolto molte volte Amanita ovoidea (Bull.) Link, di taglia minima”, gli esemplari in questione erano di taglia a dir poco massiccia.
Conclusioni:
queste le lascio a voi, io mi sono fatto una mia idea per quanto riguarda le due specie in questione.
Aspetto ancora di vedere Amanita proxima Dumée (ho già visto diverse volte Amanita proxima Dumée, nelle mostre micologiche ma la determinazione mi ha sempre lasciato dei dubbi “in quanto le caratteristiche non erano mai molto ben rappresentative della specie”), con tutte le sue caratteristiche peculiari in evidenza, volva colorata, taglia minuta, anello persistente.
Ribadisco che, dopo l’articolo di Tulloss, le mie perplessità sono aumentate.
Per quanto riguarda la sua commestibilità, Amanita ovoidea (Bull.) Link, andrebbe tolta dalle specie considerate commestibili, in quanto specie tossica.
Correva l’anno 1992 quando, all’inizio di un autunno piuttosto piovoso, ci accingevamo alla preparazione della mostra micologica.
Vidi gli esemplari di Amanita ovoidea (Bull.) Link, già all’inizio dell’allestimento della mostra, erano dei soggetti che, avrebbe fatto bella figura in qualsiasi mostra fossero stati esposti “anche in una di quadri”, tanto erano maestosi.
Approfittai per prenderne un paio, ancora allo stadio primordiale o quasi, con un coltellino affilato sezionai un’esemplare chiuso, in modo da evidenziarne i particolari e li adagiai in un piatto da esposizione.
A completamento dell’opera, li vicino, ne posizionai alcuni, più sviluppati e con il cappello bene aperto, sistemati, come si fa’ spesso “anche se non andrebbe fatto”, infilandoli della parte basale su alcuni lunghi chiodi sistemati su un vassoio di legno, il tutto ricoperto alla base da abbondante muschio.
Quello che era certo, era che, la specie in questione non lasciava presumere il sospetto possa trattarsi di Amanita proxima Dumée, in quanto gli esemplari erano enormi, la volva bianca o appena un po’ ocra, l’anello effimero o completamente assente.
Particolari in contrasto con le peculiarità di Amanita proxima Dumée, che presenta una volva aranciata, un anello membranoso e una taglia minore.
Orbene, dopo un paio di giorni di mostra, dovetti cambiare gli esemplari “specialmente quelli infilzati”, con quelli che avevo lasciato nelle cassette in un luogo fresco per il solito ricambio “come si usa fare “.
A questo punto mi accinsi all’operazione e notai come i colori delle volve erano cambiati verso tonalità molto vicine a quelle che, solitamente vengono, attribuite ad Amanita proxima Dumée.
Fra me e me pensai che, con quei chiodi infilzati, probabilmente, i funghi si erano deteriorati prematuramente.
Pensiero che si fece convinzione quando, avvicinando la volva al naso sentii un odore “come di formaggio gorgonzola o quasi”, certamente non gradevole.
Il mio stupore aumentò, quando vidi che anche negli esemplari che avevo conservato “quelli della foto”, la volva aveva cambiato di colore però l’odore era molto meno intenso, quasi impercettibile.
Ultimamente, leggendo il BGMB 2000 XLIII - n° 2 Amanita, mi incuriosì l’articolo di Rhodham E. Tulloss - Nota sulla metodologia per lo studio del genere Amanita - pag. 57, punto E.
Il caso di A. aminoaliphatica Filippi, nom, inval.
L’autore fa’ alcune considerazioni molto interessanti per quanto riguarda il cambiamento di colore e la comparsa di odori particolari sulle amanite, causati da invasione di altri funghi. Articolo a cui vi rimando.
A questo punto, c’è da fare qualche considerazione:
I° come mai ricordo così bene il fatto.
E’ presto detto, la diapositiva che state vedendo e che rappresenta i funghi di questa vicenda, è stata per me questione di dubbio per tutti questi anni, ogni volta che l’ho vista sul mio monitor o l’ho proiettata in una serata al gruppo, il dubbio ritornava a farsi forte, è Amanita ovoidea (Bull.) Link, oppure Amanita proxima Dumée? E l’odore, quel odore particolare che ricordavo così bene, era dovuto a qualcosa oppure era l’odore naturale del fungo?
II° Odore.
Io ho sempre riconosciuto Amanita ovoidea (Bull.) Link, dall’odore “ad occhi chiusi”, in quanto quel odore particolare (passatemi l’espressione “di pipì di gatto”) è molto particolare e si riconduce alla nostra specie ed a poche altre per dirne una “A. mellea”, anche se, molti lo riconducono ad un odore di cantina umida o a quello di vecchio cassetto ammuffito, in tutti i casi sicuramente non gradevole.
Continuando con il punto in questione, se l’odore fosse stato di formaggio, me ne sarei accorto e mi sarebbe sorto qualche dubbio già al momento della prima determinazione.
C’è da prendere in considerazione un eventuale cambiamento dell’odore dovuto ad un attacco da parte di qualche ifomicete?
III° Il colore della volva.
Su questo punto non credo ci sia molto da dire, in quanto, se la volva avesse mostrato subito queste colorazioni, il dubbio sarebbe stato ancora maggiore.
C’è da prendere in considerazione un cambiamento del colore della volva dovuto ad un attacco da parte di qualche ifomicete?
IV° l’anello.
Come ben sappiamo, l’anello di Amanita ovoidea (Bull.) Link è talmente fugace da rimanere quasi sempre sul naso di chi si accinge ad annusarla e, nel caso, l’anello era praticamente sparito in tutti gli esemplari adulti, Amanita proxima Dumée, al contrario, ha un anello persistente.
V° la taglia;
se questo può essere un carattere distintivo “anche perché ho raccolto molte volte Amanita ovoidea (Bull.) Link, di taglia minima”, gli esemplari in questione erano di taglia a dir poco massiccia.
Conclusioni:
queste le lascio a voi, io mi sono fatto una mia idea per quanto riguarda le due specie in questione.
Aspetto ancora di vedere Amanita proxima Dumée (ho già visto diverse volte Amanita proxima Dumée, nelle mostre micologiche ma la determinazione mi ha sempre lasciato dei dubbi “in quanto le caratteristiche non erano mai molto ben rappresentative della specie”), con tutte le sue caratteristiche peculiari in evidenza, volva colorata, taglia minuta, anello persistente.
Ribadisco che, dopo l’articolo di Tulloss, le mie perplessità sono aumentate.
Per quanto riguarda la sua commestibilità, Amanita ovoidea (Bull.) Link, andrebbe tolta dalle specie considerate commestibili, in quanto specie tossica.
Marino Zugna
A.M.B. Gruppo di Muggia e del Carso
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