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Basidiomi da coralloidi a lungamente ramificati, 80-140 x 50-100 mm. Rami principali larghi 8-18 (20) mm, all’attaccatura al tronco, abbastanza fitti e numerosi, assottigliati verso l’alto, lisci o leggermente rugolosi. Ramificazioni dicotomiche e policotomiche, angolazione di tipo misto con selle in prevalenza acute nel giovane, ottuse negli esemplari adulti, apici ottusi con 2 (4) puntine, acute nelle terminazioni giovani, ottuse in quelle adulte. Colore giallo primula, giallo uovo nel giovane, a maturità crema-ocraceo: apici concolori ai rami o giallo chiaro, le puntine dell’esemplare giovane più chiare (cremisi). Tronco basale alto fino a 70 mm, largo fino a 50 mm, da obconico a sub-cilindrico, di colore biancastro, giallastro verso i rami. Carne bianca “giallastra nei rami del giovane”, immutabile, leggermente marmorizzata, soda e resistente nel tronco, fragile con tendenza a fratturarsi facilmente nei rami, odore leggero, fruttato-oleoso, sapore leggermente rancido-amarognolo, simile alla pelle del seme della pesca.
Reazioni macrochimiche
Ammoniaca negativo nell’imenoforo nella carne del tronco e nella corteccia del piede, lentamente rosato nella carne dei rami.
FeSo4 verde acquamarina o più intenso in 10 secondi nell’imenoforo e nella carne dei rami, negativo nella carne e nella corteccia del piede.
Guaiaco da subito brunastro nell’imenoforo poi verde-brunastro in alcuni minuti, nella carne dei rami, del tronco e sulla corteccia del piede verde sporco in 20 secondi poi verde scuro.
Fenolo negativo nell’imenoforo, lentamente lilla, violetto chiaro nella carne dei rami, nella carne del tronco e nella corteccia del piede.
Formolo negativo in ogni parte del basidioma.
KOH 30% negativo nell’imenoforo, lentamente rosa “non sempre” nella carne dei rami, negativo nella carne del tronco, giallastro nella corteccia del piede.
Lugol negativo nell’imenoforo, marrone scuro in pochi secondi nella carne dei rami e del tronco, negativo nella corteccia del piede.
Sporata da ottenere “si spera”
Spore 12,1-15,9 x 4,6-6,3 µm, in media,13,7 x 5,4 µm, Q. min. 2,1, Q. max. 3,2, Q. medio 2,5, lentiformi di faccia, più o meno cilindriche con apici ristretti di profilo e con evidente apicolo eccentrico, ornamentazione composta da piccole e basse verruche, sia isolate sia riunite a formare brevi zig-zag trasversali o più lunghe creste longitudinali, più o meno cianofile. Basidi 60-70 x 7-10 µm, lungamente clavati, tetrasporici, privi di giunto a fibbia basale. Sistema ifale monomitico, ife generatrici dei rami di forma cilindrica, con diametro di 3-16 (19) µm, settate senza rigonfiamenti ai setti, parzialmente cianofile. Ife del tronco simili ma con diametro fino a 10 µm. Giunti a fibbia assenti in tutti i tessuti del basidioma.
Habitat; N. scheda: 3323. Data di ritrovamento: 18/09/2006. Località: SANTA BARBARA. Comune: MUGGIA (TS). Coordinate geografiche: 131-414: S. BARBARA. Altezza slm: 150, collinetta di arenaria con terreno argilloso, ph 7,50, in boschetto di latifoglia mista, Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia, Carpinus orientalis, Fraxinus ornus, cresceva su terra nuda, ben infossata nella terra.
Legit: Zugna Marino, Determinatore: Zugna Marino.
Osservazioni; Ramaria subtilis var. crassispora differisce dalla maggior parte delle specie appartenenti alla Sez. Luteae, per la lunghezza maggiore delle spore, per il basidioma che non si modifica nelle colorazioni nemmeno dopo manipolazione e per la sua taglia media.
Le differenze che separano la var. subtilis (Coker) Schild 1982 dalla var. crassispora (Coker) Schild 1992 sono alquanto “sottili” e in molti casi “questa raccolta ne è l’esempio”, possono risultare ambigue.
Esse consistono nella grandezza dei basidiomi, nella misura sporale e nella larghezza delle ife. Nel nostro caso abbiamo constatato misure che spesso si accavallano, nonostante ciò, la maggior stazza dei basidiomi, la misura delle spore e il diametro delle ife ci portano a inquadrare la nostra raccolta nella varietà crassispora.
Varietà già ritrovata nel vicino Carso triestino nel 1992 da Paolo Franchi*.
Per noi si tratta della seconda raccolta, sempre, nello stesso sito, la prima risale all’Ottobre 2000.
Curioso osservare che, dal lato alimentare, la specie viene riconosciuta come “manine” e consumata da decenni da tutti i paesani del luogo, frequentatori della zona, senza apparenti segni di malessere o altre cause che potrebbero indurre a far pensare ad una specie con qualche grado di tossicità.
Bibliografia:
Franchi & Marchetti 1995: Rivista di Micologia 3:201.
Franchi & Marchetti 2001: Funghi non delineati Part XVI.*
Jülich W. 1989: Guida alla determinazione dei funghi Vol. 2.
Raillére M. & M. Gannaz 1999: Les Ramarias européennes.
