L'articolo "tolta la parte tecnica" è stato estrapolato da "ZACCHIA" Rivista di Medicina Legale e delle Assicurazioni Anno 39° (vol. XXVII della serie 2) Fasc. 1-2 gennaio-giugno 1964
Sono descritti quattro casi mortali di avvelenamento da Amanita phalloides.
La sintomatologia tossica insorse in tutti i casi il giorno successivo alla ingestione dei funghi ed era caratterizzata da gastro-enterite acuta, cui successivamente si, aggiunsero segni di grave compromissione del sistema nervoso centrale (stato soporoso e coma nel caso n. 1; sindrome tetaniforme nel caso n. 2) e dell'apparato cardio-circolatorio (casi n. 3 e n. 4). La morte sopraggiunse in seconda giornata nel terzo caso, in terza giornata nei secondo e nel quarto, ed in quarta giornata nel primo.
All'autopsia si rilevò un quadro analogo nei quattro casi, caratterizzato da: marcata steatosi con emorragie puntiformi nel fegato e nei reni, anemia di tutti i visceri ed emorragie nelle sierose e nel lume gastrointestinale.
C a s o n. 1. - Donna di anni 38, contadina, da Orti (Reggio Calabria).
La mattina del 29 novembre 1962, mentre si trovava al lavoro nei campi, accusò improvvisamente dolori addominali, vomito e diarrea. Tale sintomatologia persistette immutata anche il giorno seguente, per cui il marito decise di consultare un sanitario. Questi constatò polso piccolo e frequente, accentuato meteorismo intestinale, fegato debordante dall'arco ed aumentato di consistenza. Interrogata l'ammalata circa il pasto dei giorni precedenti, ella non rivelò al medico di avere ingerito funghi, per cui il sanitario si limitò a prescrivere una cura per la gastro-enterite e non consigliò il ricovero in ospedale. Poiché le condizioni della donna si andarono sempre piú aggravando, il 1° dicembre il marito chiamò altro sanitario, il quale, dopo aver praticato ipodermoclisi clorosodica, la fece ricoverare urgentemente nell'Ospedale civile di Reggio Calabria. Quivi nonostante le cure apprestate, la donna entrò in coma e venne a morte la sera del 3 dicembre. Dalle indagini condotte dai Carabinieri risultò che la donna aveva ingerito dei funghi il giorno prima che avesse inizio la sindrome tossica mortale.
C a s o n. 2. - Bambino di anni 5, figlio della donna di cui ho riferito in precedenza.
Nella notte fra il 29 e il 30 novembre accusò vomito, diarrea, dolori addominali. Riuscite inutili tutte le cure consigliate dal medico di famiglia, il padre trasportò il bambino all'Ospedale civile di Reggio Calabria nella mattinata del 1° dicembre. Al ricovero il piccolo presentava: aspetto sofferente, occhi alonati ed infossati, cute e mucose pallide, ipertonia dei muscoli degli arti; respiro superficiale e frequente (30 atti respiratori al m'), polso piccolo, filiforme, frequente (130 al m'), toni cardiaci deboli e lontani; organi ipocondriaci nei limiti. Il giorno successivo il piccolo paziente presentò convulsioni con crisi di ipertonia agli arti, trisma ed emissione di bava dalla bocca; quindi nella nottata ipotonia generalizzata e morte.
Dalle indagini condotte dai Carabinieri risultò che il piccolo aveva mangiato funghi insieme con la madre.
C a s o n. 3. - Bambino di anni 4, da Cefalù.
Il 19 ottobre 1963 mangiò dei funghi al pasto serale. La mattina successiva comparve vomito alimentare ripetuto e diarrea. Poiché detta sintomatologia persistette immutata nonostante le cure, il piccolo, il 21 ottobre, fu ricoverato nell'Ospedale Regina Margherita di Messina. Qui i sanitari constatarono i seguenti dati positivi: aspetto sofferente, cute pallida, asciutta; polso radiale frequente, ritmico, debole; lingua asciutta, dolenzia diffusa alla palpazione dell'addome; fegato debordante 3 cm dall'arco, di consistenza parenchimatosa, non dolente; feci diarroiche con abbondante muco. Durante la notte si verificò un peggioramento delle condizioni generali: cianosi, raffreddamento delle estremità, dispnea intensa con emissione di schiuma dalla bocca, polso filiforme; la morte sopraggiunse all'alba del 22 ottobre.
C a s o n. 4. - Uomo di anni 49, bracciante agricolo, da Cefalù.
Ingerí funghi della stessa provenienza di quelli ingeriti dal soggetto precedente, ed anch'egli la sera del 19 ottobre 1963. La sintomatologia, caratterizzata da vomito e da frequentissime scariche diarroiche, ebbe inizio il giorno successivo. Poiché detta sintomatologia si andò progressivamente aggravando il soggetto fu ricoverato, li 21 ottobre, nell'Ospedale Regina Margherita di Messina. I sanitari rilevarono: aspetto sofferente, cute e mucose pallide, pupille miotiche, lingua ricoperta da una sottile patina biancastra; pressione arteriosa 90/50, polso ritmico, molle, 70 al m'; diffusa dolenzia alla palpazione dell'addome. Esami di laboratorio: azotemia 1,54%o, glicemia 1,10%o. Non fu possibile eseguire un esame delle urine perché il paziente fu anurico durante tutto il periodo del ricovero, che durò 48 ore circa, dato che all'alba del 23 ottobre egli venne a morte.
Considerazioni e conclusioni
Tenendo conto di alcuni dei criteri di cui si serve la medicina legale per la diagnosi di avvelenamento, ritengo che nella specie vi siano sufficienti elementi per ammettere in tutti e quattro i casi l'avvelenamento da Amanita phalloides.
Infatti
a) i quattro soggetti consumarono dei funghi il giorno che precedette l'inizio della sintomatologia tossica;
b) i sintomi morbosi si sono compendiati inizialmente in una sindrome gastro-intestinale acuta con dolori addominali, vomito e diarrea; cui successivamente si aggiunsero segni di grave compromissione del sistema nervoso centrale (stato soporoso e coma nel caso n. 1; sindrome tetaniforme nel caso n. 2) e dell'apparato cardiocircolatorio (casi n. 2 e n. 4);
c) il quadro anatomopatologico osservato coincide con quello descritto dagli altri Autori in detto avvelenamento;
d) nel muco gastro-intestinale dei primi due casi erano presenti elementi sporiformi morfologicamente analoghi alle spore della Amanita phalloides.
L'avvelenamento da Amanita phalloides
Iniziato da
marinetto
, mag 03 2003 21:39
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#1
Inviato 03 maggio 2003 - 21:39
Marino Zugna
A.M.B. Gruppo di Muggia e del Carso
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